lunedì 23 settembre 2013

Lucio Fulci presenta: Hansel e Gretel aka il film della mietitrebbia e del quarto di bue

 

Pensa a qualcosa di cinematograficamente orribile. “i film italiani!”. Più specifico. “i film italiani che vantano le collaborazioni con chicchessia”. Ecco. “i film splatter italiani che vantano le collaborazioni con chicchessia”. Ci siamo quasi. “i film splatter italiani degli anni ‘70 che vantano le collaborazioni con chicchessia”. E chiudiamo la mossa di Hokuto alla grandissima: “i film splatter italiani degli anni ‘70 che vantano le collaborazioni con chicchessia, ma girato negli anni ’90 in maniera così scrausa che, levati!”…. […]


Già stai scuotendo la testa. Non ci credi possa esistere qualcosa di così spettacolare. E invece poi ti imbatti in “Lucio Fulci presenta: Hansel e Gretel”. Il film è stato girato nell’88 con una super8 Comets di dieci anni prima, giusto perché il regista ha speso tutto il budget di diciassette mila lire al catering in panini con la salamella e vinazza e non poteva comprare né una cinepresa né pagare un qualsivoglia tecnico (luci, audio…). Poi, come il vino buono, il film è stato fatto e lasciato invecchiare. Toh. Per poi uscire a metà anni ’90 in vhs. Ora la casa di produzione Cine Duck, accortasi dell’errore, prima di avere un nome demenziale, poi di aver affidato una cinepresa a Giovanni Simoncelli (che se come sceneggiatore non è pessimo ma come regista è un affiliato della Scuola di Regia di Vito Colomba), ha il colpo di genio. La supercazzola cinematografica e la trappola per l’acquirente.

"c'abbiamo i potenti mezzi!"

“C’ho un’idea. Mettiamoci su in copertina Lucio Fulci presenta e facciamo uscire un po’ di questi film merdavigliosi che abbiamo in cantina”. Per un’idea del genere il direttore di Cine Duck è stato poi fatto megapresidente della Fiat, ma gli stolti che hanno acquistato le vhs credendo in un film di Fulci hanno preso una sola pazzesca. Pure Fulci, all’accusa di aver prestato il nome per dei prodotti scadenti ha fatto il vago affermando che credeva di aver firmato per una pubblicità dei cereali.

gli occhi infernali. effetto terribile che smaronerà lo spettatore per 90 minuti.

Il film:
Vabbè, è un fatto così ammerda che non temo di spoilerare nulla. Praticamente ci stanno questi due bambini, i fratelli Cipollone, figli di nessuno che tornando a scuola attraverso un bosco vengono rapiti da due improbabili trafficanti d’organi. Li caricano a bordo della loro Fiat Duna e poi dopo un’operazione delicatissima in cui sono buttate interiora in una boccia del pesce rosso, per ricavarne, tipo un trapianto di duodeno, non è chiaro, i bambini muoiono. La scena è memorabile, girata con l’ausilio della tecnica cinematografica della trasparenza a cazzo.


 
Quindi il film diventa una compilation di morti improbabili, come l’affogamento nella piscina, la testata al gancio, la doccia troppo calda (giura!), il satanico aiutante di scena…



Ma la scena più grossa, quella che ti fa fare “uoooo” e poi ripensare alla tua vita. A tutto quello che hai fatto. Alle meraviglie del mondo. Per poi renderti conto del tempo che stai buttando a vedere questa porcheria è la scena, pluripremiata al festival dell’ignobiltà di Sanbruttaro ogni settimo percredì dei mesi dispari, LA MIETITREBBIA E IL QUARTO DI BUE. Sono state spese tante, troppe parole su questa scena. Così la guardi, senza aggiungere nulla, in tutta la sua magnificenza.



Questo è tutto. In sottofondo un’indagine blanda di un’investigatrice che ha letto il copione e non ci crede nemmeno lei, una serie di situazioni ai confini del probabile e una risoluzione che ti ha lasciato forse più perplesso di tutto il film.


VOTO:
Per l’inganno spregiudicato nei confronti dello spettatore, portato avanti con assoluta mancanza di professionalità e paura e l’assoluta incapacità di attori, scenografo, montaggio, per l’audio fuori sincrono di alcune scene e assoluta noncuranza nelle musiche e effetti sonori:


Uno scamone su un massimo di fesa esterna.


Se non lo sapevi sappilo:


Il film fa parte di una serie che doveva uscire in tv nel 1991, ma si è arenata ed è uscita direttamente in vhs quattro ani dopo. Non aver paura della zia Marta (1988) di Mario Bianchi, Massacre (1989) di Andrea Bianchi, Luna di sangue (1989) di Enzo Milioni, Le porte dell'inferno (1989) di Umberto Lenzi, Bloody Psycho (1989) di Leandro Lucchetti, Hansel e Gretel (1990) di Giovanni Simonelli e i due film realmente diretti da Fulci: Quando Alice ruppe lo specchio (1988), Il fantasma di Sodoma (1988). Neppure Fulci ne aveva troppa voglia, così per allungare i film ci inserì scene, con un nuovo doppiaggio, prese dal suo Un gatto nel cervello. “toh, che così si fa prima!”


Il regista Giovanni Simonelli è una vecchia gloria tra gli sceneggiatori italiani: nome importante nei western all’italiana e in altri film ragguardevoli come “Yeti - Il gigante del 20° secolo” o “Manone il ladrone”, di cui non hai mai sentito parlare, ma già dal titolo hai capito che guarderai a breve.

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