Come far collidere abilmente metalupi, demoni antichi e poliziesco pulp? Come andare oltre il concetto stesso di pellicola? Come raccontare storie senza tempo nel linguaggio universale? Ci risponde l’imperscrutabile regista Marco Antonio Andolfi con una battuta del film che fa "Nu saccio niente, marescià! Num'arrestate commissà". Oltre le frontiere del brutto, il grande cinema di Doctor Kram goes to Secondigliano torna con: “la croce dalle sette pietre” aka “il lupo mannaro contro la camorra”.
Beh, allora… Ne hai fatte tante di recensioni… Non deve essere poi così difficile, ti fai… Beh, la storia parte con… Cioè segue una logica che… Si, insomma è piuttosto difficile da spiegarti che hai visto. Tutto parte con un rito orgiastico degno di “Occhio malocchio prezzemolo e finocchio” in cui il demone Aborym Beh, fa cose. E questo è l’inizio. Poi al protagonista viene rubato un talismano che hai capito è quello del titolo e si trasforma in uomo di pelo.
Il talismano, infatti, da quel che hai capito, lo salva dalla crescita a scatti di peli in faccia e sul pube. Che quando c’ha i peli il giornalista s’incazza e scioglie i camorristi con il potere dell’alitosi.Ah, ma che non ti ho detto che prima c'è una che finge di essere sua cuggina ma non è sua cuggina e viene rapita e… “babbuò, guagliò, non è cheeee…. È!”.
Sei perplesso. Non fai in tempo a dire “am-bim-bem Aborym vieni a me!” che non ti parte mica la solita scena del sogno, che in ogni film fattoammerda che si rispetti c’è la scena del sogno, dove ci butti dentro scene inutilizzabili e inquadrature statiche saturate in viola, rosso, marrone, fucsia e alluce valgo.
Comunque alla fine appare Gesù. Lo puoi anche raccontare a tutti che tanto sai che nessuno reggerà i quasi 90 minuti di delirio.
In conclusione: un film senza una storia chiara, senza una ripresa fatta bene, ma manco una per sbaglio – no! – approssimativo e sconclusionato, con il premio ufficiale del Godzilla di peltro per i peggiori attori protagonisti, peggiori attori non protagonisti e pure le comparse fanno pena!
Se non lo sapevi sappilo:
Il protagonista Eddy Endolf non è nientaltro popò di meno che il maestro Marco Antonio Andolfi. Per risparmiare sul budget concesso dal Ministero dei Beni Culturali ma per non perdere credibilità, - no, chè ce n’era bisogno un frego, guarda… - si è inventato lo pseudonimo da attore. E dato che c’era ha doppiato pure metà dei personaggi, fatto lo stuntman e pilota del carretto dei gelati. Storia quasi vera. A parte il carretto.
Il film non ha avuto successo in Italia ma lo ha avuto in Giappone, Cina, India e Argentina, Iperurano. Secondo uicchipedia. Secondo te no.
la scena della trasformarzione è leggendaria almeno con quattro Q.
Voto finale: giusto 'sta faccia di ribrezzo, su 5.
E' un grande cult del trash italiano :)
RispondiEliminaL'ho visto con (dis)piacere per ammazzarmi di risate con gli amici.
Che poi... Guardi una roba del genere e il tuo grande dubbio è: ma l'avrà fatto apposta? Cioè, lo metti nel "brutto - sono capace di fare film ma ti ci metto un tornado di squali per vincere l'internet" o nel "brutto - no, guarda, torno a fare l'apicoltore"?
EliminaPoi trovi un intervista a Marco Antonio Andolfi aka Eddie Endorf aka l'imperscrutabile che ti toglie ogni dubbio...
https://cinewalkofshame.wordpress.com/2013/07/25/dallaltra-parte-del-cult-intervista-a-marco-antonio-andolfi/