venerdì 30 agosto 2013

Guarda che gli mancan diversi venerdì - Intervista a Miyazaki

 

Ta-dah! Nuova rubrica del venerdì, che ci facciamo bastare per il uicchènd! Poi si ritorna a parlare di trash ma una volta alla settimana facciamo i blogger culturangoli in cui parliamo di roba ragguardevole. Il “guarda che gli mancan diversi venerdì” di oggi è dedicato a Miyazaki e al suo film, in uscita il 1 settembre alla Mostra del Cinema di Venezia, “Kaze Tachinu” aka “The Wind Rises” aka “Si alza il Vento”. […]


Che Miyazaki sia un genio dell’animazione non ci hai davvero messo molto a capirlo. Cioè, fin dal primo suo film che guardi ti sei reso conto di essere di fronte a qualcosa di eccezionale. E The Wind Rises non sembra deludere le aspettative: in Giappone è già record di incassi e si appresta a superare il record precedente. Che, poi, il record precedente in Giappone è La Principessa Mononoke (uscita nel 1997 batté Titanic ai botteghini…). Tiè.

 

Di cosa parlerà? Principalmente la favola ruota attorno alla figura di Jiro Horikoshi, ingegnere aeronautico, progettista del famigerato caccia Mitsubishi A6M Reisen Zero, tristemente usato anche dai Kamikaze. E poi c’è qualcosa di più visto che Miyazaki dice:
 "Ho sempre disegnato favole. Come tutte le favole, anche questa è la trasposizione della memoria e della storia d'un Paese e di chi vi ha vissuto. È anche la mia storia. Mio padre era ingegnere aeronautico, titolare della fabbrica Miyazaki Airplane, che nella seconda guerra mondiale costruiva tra l'altro i potenti Mitsubishi A6M Zero dei kamikaze.

 
Come percorso a ritroso nell'infanzia di Jiro Horikoshi, che, ragazzo, fa un sogno: costruisce un bellissimo aereo, abbattuto da un'enorme nave volante. Decide di fabbricare aerei sulle orme di Caproni, ingegnere italiano. Il film, ispirato dal racconto dello scrittore Tatsuo Hori, è tratto da un mio manga, Kaze Tachinu, uscito nel 2009 sulla rivista Model Graphix Hobby".

Perchè questo film?
"Protagonisti nel mio cinema sono sempre stati i paladini dell'utopia: esseri che in ogni situazione lottano per la pace, per l'armonia nel mondo. I creatori di storie per bambini, nella maggior parte dei casi, stabiliscono argini definitivi tra bene e male. Io no. Creo andirivieni, dove ciascun personaggio è una pedina che deve scegliere da che parte stare".


I suoi detrattori l'accusano di essere vittima della nostalgia del Giappone di ieri. Tema ricorrente sin da Il mio vicino Totoro e Porco Rosso.
"La parola "nostalgia" non appartiene al nostro vocabolario, anche se capiamo che cosa significa. Quando ho visto il film di Tarkovsky, Nostalghia, ho capito quanto questo sentimento potesse essere universale e condiviso, anche nei bambini. La nostalgia non è un privilegio degli adulti: è una delle rare caratteristiche che ci rendono umani. Umani e bambini. Vivendo, perdiamo, via via, qualcosa. È la vita. La vita diventa, per tutti, nostalgia".


Non è ottimista, come appare dalle sue favole di cartoon?
"Al contrario, sono pessimista. Un ottimo pessimista: della peggiore specie. Ogni volta che mi presentano un neonato, mi verrebbe da dirgli: "Ma che ci fai qui? Non ti hanno spiegato che non è proprio il momento di nascere?". Forse è per questo che non faccio che realizzare film: per rassicurare i nuovi venuti, per confortarli sull'accidentato percorso dell'esistenza. Il mio cinema è una menzogna: guardatelo e vivete felici. Che ipocrisia. Ma, una volta nati, che dobbiamo fare: cacciarli indietro o dar loro un minimo d'illusione?".



Il creatore della Pixar, John Lasseter, la considera il maggior animatore vivente, forse il più grande di tutti i tempi. Che risponde?
"È un onore sentirlo da Lasseter: che è però agli antipodi del mio lavoro e del mio mondo. A dispetto delle nuove frontiere hollywoodiane della creazione digitale, continuo ancora, tenacemente, da buon vecchietto della matita, a ancorarmi all'archeologia del disegno animato. Riconosco che le immagini generate al computer fanno guadagnare tempo e denaro. Ma è tardi per me adattarmi agli slanci del futuro. Sono figlio di un'epoca antica, l'ultimo dodo non ancora estinto. Da tempo non esistono più i pittori di affreschi, sostituiti malamente dalle bombolette dei writers: domani non ci saranno più artigiani dell'animazione, che, come me, passano tre-quattro anni rinchiusi in studio come in convento a fabbricare un nuovo cartoon".


In Si alza il vento, come nei film precedenti, trionfa un mondo parallelo. L'immaginazione al servizio della realtà?
"Attenzione. In Giappone, ormai, il virtuale è diventato lo sciocchezzaio televisivo: si dice fantasy per indicare la gamma infinita che va dai videogiochi agli show tv. Per virtuale, da noi, non s'intende un aumento di realtà ma il suo impoverimento al livello dei sogni di consumo o delle utopie del facile successo. Il mio cinema, oggi, ha un nuovo nemico: dopo aver combattuto contro la banalità del reale, le ovvietà della vita quotidiana, ha da affrontare e sconfiggere le false illusioni del carro armato tv. Altro che kamikaze. Altro che caccia Zero. Guerra impari. La libera immaginazione contro le fantasie ben confezionate. Chi vincerà?".

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